2. La missione del Museo

2.1 - Finalità e obiettivi del Museo

Il Museo dell’Universo si configura come un luogo ideale per la diffusione della cultura astronomica attraverso tre momenti diversi e complementari tra loro: la visione del cielo stellato riprodotta al Planetario, l’approfondimento su fenomeni ed oggetti astronomici nelle esposizioni tematiche (permanenti e temporanee) del Museo e l’osservazione astronomica diretta con strumentazione scientifica (telescopi e rivelatori a diverse lunghezze d’onda). Le iniziative del Museo dell’Astronomia sono rivolte a cittadini, mondo della scuola, media, imprese e istituzioni e si svolgeranno in contatto diretto con la comunità scientifica astronomica operante a Firenze e rappresentata dall’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, dal Dipartimento di Astronomia e Scienza dello Spazio dell’Università e dai centri di ricerca del CNR.

L’insieme delle esperienze fruibili al Museo dell’Universo rappresenta un’offerta polivalente unica rispetto a quelle disponibili nei Planetari e centri astronomici attualmente esistenti nel mondo. I diversi livelli di presentazione e approfondimento, e la pluralità delle esperienze, consentiranno di rivolgersi a tutti i principali segmenti di pubblico. Nel suo complesso, il Museo dell’Universo si presenterà come un luogo che propone stimoli ed esperienze organiche pensate e sviluppate con mezzi espressivi adatti a diverse età e preparazioni socioculturali. Non sarà pertanto un Museo nel senso di memoria scientifica e astronomica — che a Firenze è rappresentata ampiamente dall’Istituto e Museo di Storia della Scienza — ma un luogo che permetterà a tutti i visitatori di attualizzare l’insieme delle conoscenze fondamentali dell’universo (nel suo complesso e nelle sue parti) e di contestualizzarle grazie ad esperienze organiche e personali.

Il Museo dell’Universo si configura come una struttura attrezzata a seguire la rapida evoluzione delle conoscenze astronomiche e non solo a custodire il bagaglio accumulato nel tempo che ci separa dalle prime osservazioni eseguite da Galileo. Gli strumenti fondamentali saranno la modularità delle esposizioni permanenti che ne consentano il rinnovo periodico anche per piccole parti alla volta, lo spazio riservato/dedicato agli interventi estemporanei su temi di attualità e risonanza, la programmazione e produzione in laboratorio di spettacoli originali per il Planetario basati su tecnologia digitale, l’utilizzo di strumentazione (sia locale che remota) per l’acquisizione e analisi di dati astronomici… Riteniamo che quest’ultimo aspetto sia estremamente qualificante in una struttura preposta alla diffusione della cultura astronomica. Così come molti musei scientifici mettono a disposizione del pubblico i microscopi elettronici per l’osservazione del mondo su scala piccolissima, il Museo sarà dotato di telescopi per l’osservazione del mondo macroscopico, l’unico modo per apprezzarne la vastità e la varietà, pur nelle non ideali condizioni di visibilità causate dalla vicinanza della città. L’intensa attività di sperimentazione, e il conseguente accumulo di competenze consentiranno al Museo di diventare col tempo un centro nazionale ed internazionale di riferimento per la didattica e diffusione dell’astronomia.

L’inserimento del Museo all’interno di un parco di grandi dimensioni e dotato di un percorso attrezzato che riproduca la struttura del sistema solare e della Via Lattea lo renderà una meta per le famiglie e per i giovani da visitare anche più volte all’anno e non una volta nella vita. La possibilità di intrattenere e promuovere incontri, dibattiti, spettacoli inserirà il Museo al centro della vita culturale cittadina, spostandone il baricentro in luoghi di alto impatto paesaggistico e storico e di forte presenza scientifica solitamente visti come distaccati dal contesto della città (cittadelle del sapere scientifico/astronomico). La frequentazione del Museo da parte di famiglie e di giovani permetterà di affrontare in maniera organica ed accessibile le domande fondamentali sull’universo, sulle sue componenti, sull’origine ed evoluzione.

2.2 - Le modalità di comunicazione

È ormai accertato che la forte immersione accompagnata alla interattività sono due ingredienti fondamentali per rendere la scienza attraente in un contesto nel quale il visitatore si trova per propria libera scelta perché intende imparare, ma anche divertirsi. Laddove, come nel caso dell’astronomia, l’oggetto di studio è lontano e intangibile, possono, talora, sorgere i problemi. La filosofia di base deve tuttavia rimanere la stessa, da anni provata sul campo di tanti centri della scienza basati su un metodo hands-on. In questo caso tuttavia le mani verranno messe su modelli e simulazioni e non direttamente sull’oggetto da investigare. A differenza di altri campi scientifici, l’astronomia offre, però un indubbio vantaggio: tutti, chi più, chi meno, hanno visto il cielo e almeno una volta nella vita, si sono chiesti come funzionano le cose lassù. Non è quindi necessario attrarre il pubblico verso l’argomento che si vuole investigare, l’argomento stesso è talmente suggestivo da non richiedere ulteriori addolcimenti. La comunicazione in questo settore diviene quindi facile nella fase iniziale ed eventualmente più complicata quando si tratta di cominciare le osservazioni, le misurazioni, i giochi.

In questo, più che in altri casi, al metodo hands-on, va certamente affiancato quello minds-on grazie al quale anche attraverso il ragionamento il pubblico possa soddisfare un genuino bisogno di indagare per comprendere. Usare la mente vuol dire anche utilizzare la fantasia, perché anche grazie all’immaginazione possono nascere idee e domande di tipo scientifico. Anche per questo all’interno dello strutture museali di carattere scientifico ha trovato recentemente posto anche la rappresentazione teatrale come espressione di un nuovo canale di comunicazione che passa attraverso l’emozione e il coinvolgimento. Tale tipo di comunicazione offre, fra l’altro, uno strumento unico per parlare al grande pubblico di storia della scienza, settore difficilmente comunicabile al pubblico in altri modi oltre a quello legato alla parola scritta.

2.3 - Il target del Museo

Le attività del Museo dovranno essere rivolte, con programmi separati, al grande pubblico (inclusi i turisti italiani e stranieri), a scuole di ogni ordine e grado, alla formazione e all’aggiornamento insegnanti, agli astrofili. Appare particolarmente importante studiare la prospettiva di visite a distanza creando appositi programmi. Queste potrebbero includere un utilizzo via rete informatica di un telescopio robotico gestito dal Planetario e dall’Osservatorio, utilizzabile da scuole e da gruppi di astrofili distribuiti sul territorio nazionale per effettuare attività di osservazione. Vediamo nel dettaglio i percorsi che si intendono offrire alle diverse tipologie di visitatori.

Grande pubblico

Il programma delle visite prevedono l’uso degli spazi didattici all’aperto, le aree espositive e il Planetario. Particolare attenzione sarà dedicata all’allestimento degli spazi esterni destinati alle famiglie e ai bambini per consentire una familiarizzazione diretta con concetti quali le dimensioni e le distanze dei pianeti del sistema solare e la struttura della Via Lattea. La presenza di un anfiteatro inserito nel parco consentirà l’osservazione diretta del cielo notturno illustrata da astronomi e animatori. Le aree espositive saranno destinate ad ospitare un’esposizione stabile con approfondimenti per il pubblico adulto e delle esposizione temporanee su argomenti di attualità. Per gli adolescenti, più che spazi espositivi specifici saranno sviluppati degli spazi per attività di atelier e laboratorio. Inoltre essi potranno utilizzare la strumentazione astronomica per osservazione diretta e/o remota. Quanto al Planetario, i programmi per il pubblico saranno interamente sviluppati dal gruppo di lavoro interno e consisteranno di lezioni introduttive alla comprensione dei principali oggetti e fenomeni del cielo e di spettacoli tematici di interesse astrofisico. In generale, la filosofia che si intenderà perseguire sarà quella di mirare a visite di media durata (1–2 ore) che permettano una fruizione leggera del Museo e che fungano da stimolo per approfondimenti successivi.

Scuole

La presenza di scolaresche sarà l’aspetto caratterizzante e dominante dell’attività del Museo. Rispetto ai percorsi già illustrati per il grande pubblico, l’attività per le scuole prevederà l’installazione di atelier e di laboratori in aula e nelle aree espositive. Esempi di questo tipo si trovano al Palais de la Découverte di Parigi dove è fondamentale il ruolo svolto dal mediatore scientifico durante la presentazione degli esperimenti, al Lawrence Hall of Science di Berkeley (USA) che prima di essere un Science Centre è un centro per le risorse educative per ragazzi fino alla scuola media. Per i ragazzi dei licei l’aspetto più qualificante sarà quello di poter eseguire delle esperienze di osservazione e analisi dirette utilizzando la strumentazione disponibile presso il Museo e/o remota (telescopi robotizzati). L’obiettivo principale sarà quello di fornire ai ragazzi al termine della visita una documentazione concreta delle loro osservazioni, sia essa sotto forma di immagini fotografiche, di mappe o di grafici.

Insegnanti

L’esperienza maturata nel corso degli anni di attività al Planetario di Firenze della Fondazione Scienza e Tecnica mostra che per la riuscita di una visita scolastica è indispensabile l’azione preparatoria degli insegnanti. Le classi (di tutti gli ordini e gradi) che rispondono meglio e assorbono maggiormente i contenuti proposti nella visita sono quelle i cui insegnanti hanno partecipato a corsi di formazione e/o aggiornamento sull’astronomia, propedeutici alle visite. Nella grande maggioranza dei casi gli insegnanti di materie astronomiche hanno una formazione di tipo scienze naturali e biologiche più che fisiche e trovano molta difficoltà a trasmettere con chiarezza le conoscenze di base dell’astronomia e dell’astrofisica in generale. Particolare cura nella programmazione delle attività del Museo sarà perciò rivolta all’organizzazione di corsi per gli insegnanti e allo sviluppo di esperienze di laboratorio che possano essere facilmente riprodotte in classe. Ugualmente importante sarà il feedback che il Museo riceverà dall’esperienza maturata dagli insegnanti più esperti, che potranno a loro volta fungere da soggetti attivi per la programmazione di dei corsi di aggiornamento/formazione.

Astrofili

La diffusione dell’astronomia passa anche per la rete capillare dei gruppi di astrofili, sempre più numerosi in Italia e nel mondo e spesso dotati di conoscenze e strumentazione di prim’ordine. Il Museo intende non sottovalutare quest’importante risorsa alla quale si richiede grande competenza e correttezza intellettuale (e non solo entusiasmo) nell’operare in questo settore del sapere scientifico. Un modo molto significativo di coinvolgimento diretto dei gruppi di astrofili più attrezzati e attivi sarà quello di progettare l’attività di osservazione remota utilizzando uno o più degli osservatori esistenti sul territorio, sia mediante telescopi robotizzati (che comunque richiedono presenza di personale per la manutenzione) sia mediante telescopi dedicati (che richiedono una presenza al momento delle osservazioni). Un altro aspetto qualificante sarà l’organizzazione di corsi di aggiornamento per gli astrofili tenuti dal personale di ricerca afferenti all’Osservatorio di Arcetri e al Dipartimento di Astronomia.

Media e divulgatori scientifici

Si tratta della categoria preposta alla diffusione su grande scala dell’informazione astronomica e, in alcuni casi, alla divulgazione stessa dell’astronomia. Perché entrambi gli aspetti siano scientificamente corretti e aggiornati è necessario offrire la possibilità di una formazione continua degli addetti ai lavori e le attività del Museo saranno orientate anche in questa direzione con la programmazione di corsi full-immersion per giornalisti e divulgatori. I corsi saranno tenuti dai ricercatori degli istituti di ricerca di Arcetri che approfondiranno i temi delle ricerche astronomiche di maggior interesse per il grande pubblico. Riteniamo importante che giornalisti e operatori nel mondo dei media sviluppino una sensibilità critica sempre maggiore nell’accostarsi alle informazioni di carattere astronomico che provengono dal mondo della ricerca, in modo da apprezzarne limiti e validità senza cedere al fascino del sensazionale o alla parzialità dell’approssimazione.

2.4 - Ripensare e personalizzare il modello internazionale dei planetari e science centre

La diffusione della cultura astronomica è solitamente affidata a due tipi di strutture: spazi predisposti all’interno degli osservatori astronomici presenti sul territorio e planetari. Alla prima categoria appartiene l’intensa attività didattica propria di molti osservatori astronomici in Italia che mettono a disposizione dei visitatori telescopi e strumentazione per l’osservazione diretta del cielo diurno e notturno, affiancata ad una programmazione di corsi di formazione (principalmente per insegnanti) e di esperienze di laboratorio (da trasferire alle scuole). La seconda categoria, i planetari, sta subendo una profonda modificazione resa possibile dall’avvento di tecnologie digitali che permettono di affiancare alla tradizionale visione simulata del cielo all’interno di una cupola la proiezione di immagini e filmati di alto contenuto astrofisico e di grande suggestione emozionale. Sinora, queste due tipologie sono rimaste separate l’una dall’altra e hanno operato in modo indipendente con metodologie e target molto diversi. Il Museo dell’Universo intende superare questa distinzione artificiale, motivata da ragioni logistiche e/o economiche, con una soluzione che offre in unico ambiente un percorso adeguato alle esigenze della didattica, divulgazione, sperimentazione e osservazione, e più in generale all’intrattenimento su temi di natura astronomica che sfrutti le possibilità tecnologiche, didattiche e multimediali oggi disponibili.

L’idea di riunire in un unico ambiente siffatte strutture nasce da un’analisi approfondita della situazione attuale nei principali planetari e centri di divulgazione astronomica in Italia e nel resto del mondo. Il nostro gruppo di lavoro ha visitato otto planetari e tre science centre tra i più importanti e moderni al mondo, le cui schede individuali con le informazioni essenziali sono date in Allegato. Ovviamente, il campione non è completo, ma include realtà molto diverse per finalità, organizzazione e strutture. Nel seguito ci soffermeremo brevemente sui punti qualificanti emersi da questo studio. In sintesi, la scelta di fondo di riunire in un’unica struttura diverse componenti, quale si propone nel progetto del Museo dell’Astronomia, emerge dal non aver trovato soddisfacenti le soluzioni proposte altrove di scindere l'esperienza espositiva (museo e/o planetario) da quella osservativa che è propria di chi si rivolge e rivolge domande sull'astronomia.

2.5 - Planetari

I Planetari visitati si distinguono in due grandi categorie corrispondenti all’attuale presenza sul mercato di due tipologie di proiezione, quella opto-meccanica e quella digitale. In alcuni casi, le due possibilità sono congiunte, ma solo in posti con grandi disponibilità economiche. In ogni caso, né l'una né l'altra soluzione appaiono completamente ottimali, anche se la scelta finale andrà inevitabilmente a favorire le proiezioni digitali a causa del prevedibile forte impulso tecnologico dei prossimi anni.

Alla categoria dei grandi Planetari digitali appartengono quelli di New York, Valencia, Amburgo ed Atene. In tutti i casi si tratta di cupole di diametro superiore ai 20 metri, capaci di ospitare fino a 320 persone e, per alcune, di proiettare anche filmati IMAX su pellicola di grandi dimensioni. In questi ultimi casi, la cupola non è più una riproduzione della volta celeste, ma semplicemente uno schermo di proiezione di grandi dimensioni. Oltre alle considerazioni sulle scelte tecniche adottate, è interessante valutare le scelte metodologiche e le offerte di programmazione nei diversi Planetari.

Il New York Il Rose Center for Earth andSpace è senz’altro il Planetario più famoso al mondo e per buone ragioni. Si tratta del posto più avanzato tecnologicamente, capofila mondiale nello sviluppo e nella programmazione di spettacoli a proiezione digitale. Gode di una struttura architettonica di notevole fascino e impatto che permette una distribuzione vasta e razionale degli spazi espositivi. Il Planetario partecipa ai programmi dell’annesso Museo di Storia Naturale che svolge attività sia sul posto che nelle scuole (sono disponibili tre bus scientifici). Il direttore è un astronomo, noto divulgatore, che può contare sul contributo di ben 50 ricercatori universitari che dedicano circa un terzo del loro tempo all’attività di divulgazione. La programmazione degli spettacoli è di tipo intensivo e tutti i prodotti sono sviluppati dal gruppo di lavoro del Centre. La filosofia abbracciata dal direttore è quella di colpire il visitatore (sia esso un adulto o un giovane studente) con una serie di emozioni forti, piuttosto che quella di seguire un percorso didattico-formativo più lento e ragionato.

Il Planetario di Valencia, noto come Hemisferic, si trova all'interno di un edificio singolo monofunzionale inserito nel complesso museale Città delle Scienze e delle Arti. L'edificio, e il complesso in generale, ha un fortissimo segno architettonico che lo rende facilmente riconoscibile e usufruibile. Il responsabile scientifico è un fisico, professore all'Università di Valencia, affiancato da due animatori scientifici, addetti alla didattica e divulgazione. La struttura ospita un cinema IMAX con conseguente grosso impegno di locali tecnici dedicati. La programmazione è molto sbilanciata verso gli spettacoli IMAX, mentre quelli propriamente astronomici coprono soltanto il 15% del tempo totale (circa 70 proiezioni a settimana). Mancando un laboratorio di sviluppo dei programmi, gli spettacoli di astronomia sono importati e solo leggermente modificati per adattarli alla lingua e alle esigenze locali. La sala di proiezione è dotata di uno strumento opto-meccanico (lo ZEISS Universarium VIII) di grande qualità, ma molto sottoutilizzato. Mancano completamente gli spazi dedicati ad esposizioni, laboratori, atelier. In sintesi, le scelte del Planetario di Valencia privilegiano una programmazione leggera centrata sulla spettacolarità delle proiezioni IMAX piuttosto che sui contenuti astronomici. Da notare che tale mancanza non è supplita dalla sezione astronomica del vicino Museo della Scienza che risulta molto limitata per argomenti e approfondimenti astronomici.

Il Planetario di Atene fa parte dell'edificio della Eugenides Foundation, una fondazione dedicata alla diffusione della cultura tecnologica e scientifica. La sede, inaugurata alla fine del 2003, può contare su una superficie espositiva polifunzionale di circa 10000 mq, soltanto in parte attrezzata per exhibit temporanei e permanenti. Il responsabile scientifico è un fisico, noto divulgatore e autore di numerosi libri di successo. Tre persone collaborano all'attività didattico-divulgativa e altre tre lavorano come animatori scientifici. Benché l'interesse principale della Fondazione sia rivolto alla tecnologia, l'astronomia gioca un ruolo importante nella programmazione delle attività. La cupola, la più grande al mondo, ospita un cinema IMAX oltre che un sistema di proiezione digitale di ultima generazione. Al contrario di ciò che avviene a Valencia, la programmazione non è sbilanciata sulla proiezione di filmati IMAX, ma ha un carattere decisamente astronomico. La presenza di un nutrito gruppo di lavoro consente lo sviluppo (parziale) di spettacoli astronomici. In generale, è difficile valutare la qualità della programmazione, degli atelier e delle mostre, tutte ancora in fase di allestimento. La Fondazione ha sviluppato legami stretti con la Cité des Sciences di Parigi e lo Science Museum di Londra per l'allestimento di mostre e atelier.

Il Planetarium di Amburgo è un edificio singolo monofunzionale ricavato dalla vecchia torre dell'acqua della città e inserito nel mezzo di un grande parco pubblico. La configurazione della cupola è classica, in piano e con un proiettore opto-meccanico (ZEISS Universarium IX) collocato al centro. Una parte della sala, che può ospitare 255 persone, ha la funzione di palco per ospitare concerti, letture, presentazioni. L'attrezzatura digitale e la qualità degli impianti rendono il Planetarium la struttura di più alta qualità presente in Europa, al pari di quella del Rose Center di New York (anche se più limitata in superficie utile). Il responsabile scientifico è un astrofisico con una forte conoscenza della tecnologia digitale (ha partecipato allo sviluppo del sistema Digistar 3 di Evans & Sutherland adottato nei principali planetari di tutto il mondo). La programmazione è esclusivamente centrata su programmi di astronomia a tutti i livelli di approfondimento, con escursioni in campi musicali, artistici e letterari, stimolanti e originali, oltre che di notevole successo: nell'arco di soli sei mesi di attività dalla sua inaugurazione il Planetarium ha contato ben 180.000 presenze! Le riserve maggiori che si possono sollevare riguardano: l'esiguità del personale scientifico addetto allo sviluppo dei programmi digitali e la mancanza (quasi assoluta) di spazi riservati a laboratori e atelier. Anche l'inserimento all’interno di un parco cittadino non può essere adeguatamente sfruttato a causa di vincoli posti dall’amministrazione pubblica. Esiste un progetto di costruzione di un science centre da parte della città di Amburgo in collaborazione con l'Università e lo storico osservatorio Bergedorf, ma da collocarsi in sito diverso da quello del Planetarium.

Alla categoria dei planetari classici opto-meccanici in cupole di dimensioni medio-grandi appartengono quelli di Parigi, Porto e Roma, e di dimensioni piccole quello di Greenwich.

A Parigi esistono due diversi planetari inseriti rispettivamente all'interno del P alais de la Découverte e della Cité des Sciences et de l’Industrie de la Villette. In entrambi i casi si tratta di planetari di tipo tradizionale con sistemi di proiezione opto-meccanici. La programmazione invece si distingue per finalità diverse: alla Villette di carattere semplice e spettacolare rivolta ad un pubblico generico, al Palais de la Découverte maggiormente didattica e rivolta principalmente a gruppi di studenti e adulti. Entrambe le strutture si avvalgono di animatori scientifici per la presentazione dal vivo degli spettacoli. Dato che i planetari sono collocati all'interno di strutture museali, si avvalgono di laboratori e atelier e sono inserite in percorsi di ampio respiro. In un prossimo futuro i planetari si doteranno di sistemi di proiezione digitale.

Il Planetario do Porto fa parte del Centro di Astrofisica dell'Università di Porto, ha una cupola di 13 metri e può contenere circa 100 persone. Il responsabile scientifico è il direttore del Centro che mette a disposizione laboratori e personale, principalmente studenti e giovani ricercatori. Il planetario è dotato di spazi funzionali ben distribuiti, pensati sopratutto per i più piccoli. La programmazione è realizzata interamente dal gruppo di lavoro interno e gli spettacoli sono tutti di carattere astronomico rivolti ad un pubblico prevalentemente studentesco. La multifunzionalità consente di arricchire le lezioni con approfondimenti negli spazi biblioteca e laboratorio informatico. La struttura ospita anche una sala per conferenze ed un grande spazio espositivo. Il Planetario do Porto, con la sua combinazione di attività di ricerca e didattico-divulgativa, rappresenta un raro caso di sinergia tra centri scientifici e centri rivolti al pubblico.

Il Planetario di Roma è stato recentemente inaugurato dopo un lungo periodo di inattività. Si trova all'interno del Museo di Tradizioni Popolari ed è diretto da un biologo che si avvale del supporto di un numero ristretto di giovani di alta competenza in astronomia. La cupola è dotata di un sistema di proiezione misto, opto-meccanico e digitale, e può contenere 150 persone circa. La programmazione è esclusivamente dedicata all'astronomia e gli spettacoli vengono sviluppati dal gruppo di lavoro interno. L'aspetto interessante è la flessibilità di programmazione del sistema digitale, basato su tecnologia francese, che consente una notevole indipendenza nella concezione e realizzazione degli spettacoli (più difficile con sistemi complessi quali quelli della Digistar). Al Planetario si aggiungono alcune sale museali che illustrano le proprietà principali del sistema solare. L'insieme è interessante e certamente unico in Italia, ma soffre della presenza dominante di un museo a carattere storico/artistico, affatto diverso dal contesto astronomico.

A Greenwich c’è un piccolo planetario capace di ospitare solo 35 persone, posto sulla sommità di un edificio monofunzionale parte dell’Osservatorio Reale. Il luogo è di enorme suggestione e fascino, meta di un alto numero di visitatori da ogni parte del mondo. Il planetario è vetusto, completamente meccanico e con un’ottica di modesta qualità. Le lezioni, rivolte ad un pubblico di famiglie e turisti e di breve durata (30 minuti), sono svolte dal vivo da un astronomo dell’Osservatorio, hanno un carattere fortemente didattico e nulla concedono alla spettacolarità. La visita al Planetario fa parte di un percorso astronomico unico nel suo genere che permette di visionare l’appartamento di Flamsteed, primo astronomo reale, la collezione dei famosi orologi di Harrison, che consentirono di risolvere il problema delle longitudini, e il telescopio da transito che individua la Linea Meridiana (la Longitudine Zero) e il tempo zero universale. Consapevole dell’obsolescenza di alcune strutture, l’Osservatorio Reale ha iniziato un progetto di rinnovo della galleria e del Planetario il cui completamento è previsto per la fine del 2006. Da notare che dopo lo spostamento di laboratori e strumentazione presso l’Università di Cambridge, presso l’Osservatorio Reale non viene svolta alcuna attività di ricerca.

Riassumendo, i Planetari visitati si distinguono ancora in due categorie: strutture di grandi dimensioni (fino a 350 persone) dotate di tecnologie di avanguardia che puntano sulla spettacolarità delle presentazioni e su un grande bacino d’utenza; strutture di dimensioni minori (100–150 persone max) con tecnologia mista che possono combinare l’aspetto didattico-divulgativo a quello spettacolare. Nei casi in cui sono presenti strutture museali abbinate ai Planetari, manca sempre la diretta connessione con il mondo della ricerca e con i suoi operatori (se non in maniera episodica e puntuale: conferenze, incontri etc.). L’eccezione è il Planetario di New York che gode di uno status unico, difficilmente raggiungibile da altre strutture. Là dove i Planetari sono inseriti in luoghi pubblici di notevole interesse (Amburgo, Greenwich), non è prevista l’utilizzazione da parte dei visitatori di strumentazione astronomica per l’osservazione diretta di oggetti e/o fenomeni celesti.

2.6 - Science centre

L’offerta in questo campo è enorme e ci limitiamo a considerare tre esperienze nettamente diverse tra loro. Da sottolineare che un science centre astronomico si discosta molto dai centri della scienza su altre tematiche, in quanto il cielo per sua definizione non si può toccare. Pertanto, molte delle esperienze e attività sviluppate nei tanti Science Centre esistenti non sono di immediata trasportabilità e fruizione in un centro di astronomia. In particolare, la filosofia tipicamente seguita nei science centre di privilegiare esperienze di tipo hands-on deve essere sostituita da una di tipo minds-on.

Il Science Museum di Londra è un edificio singolo monofunzionale adibito a museo, di proprietà statale e ad ingresso gratuito. La struttura è interamente dedicata alla scienza, alla tecnologia e alla medicina. Gli ambienti riservati all’astronomia sono molto limitati. L’attenzione è centrata sulle attività spaziali (tra l’altro il Museo ospita il modello originale dell’Apollo 10 e una copia del Viking). Gli exhibit sono costituiti per lo più da monitor che presentano brevi (5–8 minuti) filmati tematici. Il Museo ospita anche una sala IMAX con programmazione mista: l’astronomia è presente con film sulla Stazione Spaziale Internazionale e con immagini riprese dallo Hubble Space Telescope. Tra le iniziative del Museo appare molto interessante quella chiamata Antenna in cui vengono approfonditi argomenti di attualità e di forte interesse per il pubblico.

Il Boston Museum of Science è uno dei centri di avanguardia nella didattica scientifica e ha sviluppato un programma innovativo di dispositivi interattivi, diffusi in tanti altri centri negli USA e altrove. Tutto ciò grazie alla presenza sul territorio di centri di eccellenza quali il MIT e la Harvard University. Il Museo è dotato di una sala IMAX e di spettacoli cinematografici di proiezioni 3D. Inoltre, ospita al uso interno un Planetario di piccole dimensione (70 persone) e di tecnologia classica (ZEISS Mark 6) e un piccolo osservatorio (Gilliland Observatory) installato sul tetto dell’edificio per osservazioni notturne una volta a settimana. Benché l’attività astronomica non sia quella principale del Museo, la compresenza di un planetario e di un osservatorio lo rendono uno dei luoghi migliori per la didattica e la divulgazione dell’astronomia. Non a caso il Museo lavora in stretta collaborazione con il Center for Astrophysics della Smithsonian Institution per lo sviluppo di exhibit e di programmi di interesse astronomico.

Abbinato all’Osservatorio Astronomico di Roma – Monte Porzio Catone si trova il centro Astrolab, una struttura all’avanguardia nell’ambito del progetto DIVA (DIVulgazione dell’Astronomia), realizzata da Mizar (un’associazione che riunisce ricercatori, operatori scientifici e astrofili). Il progetto si propone di avvicinare il pubblico all’astronomia privilegiando l’interattività come strumento principale di comunicazione. Per esempio, i visitatori possono creare un pianeta, far ruotare la luna intorno alla terra per osservarne le fasi, far evolvere una stella nelle diverse fasi di combustione nucleare, e persino far espandere l’universo per capire il fenomeno dell’allontanamento reciproco delle galassie. Inoltre, l’Osservatorio ha affiancato un piccolo telescopio di 30 cm di diametro, utilizzabile dal pubblico per serate di osservazioni. Lo staff può contare su un personale di circa 25 unità, coordinate da un astronomo dell’Osservatorio. Si tratta di una struttura di assoluta unicità nel panorama italiano ed internazionale e certamente un esempio su cui ispirarsi.

In conclusione, l’astronomia è presente nei science centre in modo spesso secondario e in funzione soprattutto della sua spettacolarità (proiezioni IMAX, simulatori) e della connessione alla conquista dello spazio (la Stazione Spaziale, il telescopio Hubble, l’esplorazione del sistema solare). In tutti i casi visionati il materiale espositivo e i contenuti presentati sono ricchissimi e ci si domanda quanto sia possibile assorbire per un pubblico di non addetti ai lavori nel corso di una visita di diverse ore (o di tutta una giornata). Un caso a parte è rappresentato dal centro Astrolab che si avvantaggia della prossimità all’Osservatorio Astronomico di Roma e che ha uno staff dedicato allo sviluppo della programmazione di exhibit e alle osservazioni al telescopio.

2.7 - Bilanciare virtuosamente il rapporto tra esposizioni permanenti ed eventi temporanei

Accanto alle esposizioni permanenti, rinnovate ogni cinque-dieci anni, il Museo svilupperà dei programmi espositivi per eventi di durata compresa fra un mese e un anno. Le esposizioni permanenti avranno l’obiettivo di presentare le conoscenze fondamentali dell’astronomia moderna e si articoleranno in quattro grandi sezioni tematiche: il sistema solare, le stelle, le galassie, la cosmologia. In assenza di una collezione vera e propria (il Museo non intende acquisire strumenti autentici d’interesse storico o contemporaneo), il Museo dovrà fare ricorso a percorsi che possono essere rinnovati sul breve periodo. Ciò allo scopo sia di ampliare l’offerta culturale su un ampio spettro di temi e argomenti, sia di stimolare la dinamicità dei visitatori aiutandoli a superare l’abitudine di considerare il museo un luogo in cui ci si reca una sola volta nella vita.

Dovrebbe inoltre esistere la capacità di allestire rapidamente exhibit minori, di varia natura, collegati a imprevisti cosmici (quali l’arrivo di una cometa, l’esplosione di una supernova, eventi spaziali di varia natura). Tra tutte le scienze esatte l’astronomia è quella che riceve maggiore attenzione da parte dei media nella diffusione di notizie sul cielo e sull’universo. Il naturale interesse del pubblico deve essere convogliato entro strutture che soddisfano l’esigenza di spiegazioni ed approfondimenti che né la carta stampata né la televisione sono in grado di offrire con prontezza e competenza. Per sopperire a questa mancanza, che nemmeno gli Istituti scientifici possono adeguatamente sopperire a causa dei loro fini istituzionali di ricerca o di insegnamento, il Museo dovrà prevedere spazi e operatori capaci di allestire rapidamente piccole mostre e manifestazioni temporanee, eventualmente da trasferire anche sul territorio (a seconda dell’eccezionalità e/o importanza dell’evento). Inoltre, il Museo dovrà anche essere attrezzato a offrire collegamenti in diretta con centri sia astronomici che spaziali (NASA, ESA, ecc.) in occasioni di eventi speciali e di grande richiamo, quali lanci di satelliti astronomici, missioni su altri pianeti, osservazioni remote di oggetti peculiari (comete, asteroidi, nuovi pianeti, lontane galassie).

2.8 - Interazione col mondo della ricerca pura e applicata

In alcune delle più avanzate strutture per la divulgazione dell'astronomia viene sottolineata con forza l'importanza del rapporto quotidiano con una attività di ricerca a carattere professionale nel campo dell'astrofisica. L'esempio più radicale in tal senso è quello del Rose Center of Earth and Space annesso al Museo di storia naturale di New York. La struttura di questo centro prevede esplicitamente un annesso centro che ospita circa venti ricercatori che svolgono normale attività di ricerca astrofisica, con l'impegno di dedicare una parte (non preponderante, ma consistente) del loro tempo ad attività di produzione ed aggiornamento di materiale espositivo o genericamente divulgativo. Una scelta organizzativa di tale tipo è finalizzata a realizzare la massima integrazione possibile fra i risultati più recenti della ricerca astrofisica ed i contenuti museali, facendo sì che il visitatore senta di essere a contatto con la parte più viva ed operativa della scienza astronomica.

Anche se una scelta analoga non sarebbe, per dimensione e caratteristiche strutturali, direttamente esportabile nel contesto delle strutture per la ricerca astronomica in Italia (il centro di ricerca sopra citato ha le dimensioni di un medio Osservatorio italiano), tuttavia la contiguità con l'Osservatorio di Arcetri può costituire una modalità alternativa, ma altrettanto efficace, per attivare analoghe sinergie. Analogamente a quanto già ora accade all'interno delle collaborazioni, ma possibilmente in forma più estesa ed organica, è facile prevedere la possibilità di una costante partecipazione alle attività educative e divulgative del Museo dell'universo di ricercatori che potrebbero così trasferire direttamente ad un vasto pubblico i risultati più interessanti della loro attività quotidiana. L'interazione fra le strutture museali ed il mondo della ricerca, non si limita necessariamente alle sole occasioni divulgative, ma può estendersi anche a campi di attività più strettamente connessi con le attività di produzione scientifica. In particolare, molte delle tecniche digitali per la visualizzazione dei fenomeni celesti utilizzate nei planetari più avanzati, hanno applicazione anche nella visualizzazione di set di dati multidimensionali e dinamici in campo astrofisico, ingegneristico, biomedicale, meteorologico, ecc. L'uso di tecniche di visualizzazione avanzata in molti campi, ha non solo obbiettivi di tipo educativo o connessi con la divulgazione, ma è spesso indispensabile per l'interpretazione dei fenomeni fisici che i dati rappresentano. La disponibilità di apparecchiature tecnicamente adeguate può quindi costituire la base per ampie sinergie con attività di ricerca vere e proprie.