Il
cimento degli astri
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La
condanna di Galileo Galilei nel 1633 proclamò eretica la concezione
copernicana, ma non l'uso astronomico del cannocchiale che aveva
già svelato insospettati fenomeni celesti. In questa contingenza
storica l'Accademia del Cimento assunse la fisionomia d'un alto
tribunale scientifico - autorevolmente presieduto da Leopoldo
de' Medici - chiamato a dirimere dispute astronomiche. Per esempio,
gli accademici verificarono con osservazioni ed esperimenti
in che misura le strane apparenze telescopiche di Saturno derivassero
dalla qualità degli strumenti impiegati da Christiaan Huygens
e da Eustachio Divini. Nella successiva vicenda dei "paragoni",
oltre a cercare di dirimere la competizione fra Divini e Giuseppe
Campani per aggiudicarsi il primato di miglior ottico del tempo,
gli accademici cercarono un metodo oggettivo per misurare la
qualità d'un cannocchiale. In questi come negli altri ambiti
d'indagine toccati, gli accademici badarono sempre a non entrare
in conflitto con l'autorità religiosa. Ciò spiega perché si
evitò a lungo di rendere pubblici i pareri astronomici dell'Accademia,
spesso favorevoli all'eliocentrismo.
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Le
meraviglie dell'aria
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Giovan
Battista Baliani e Galileo compirono i primi tentativi per confutare
la credenza tradizionale dell'orrore della natura per il vuoto
(horror vacui). La tesi dell'orrore del vuoto, che trovava fondamento
nella Fisica di Aristotele, veniva impiegata per spiegare molteplici
fenomeni naturali: il sollevamento dell'acqua operato dalle
pompe, l'ascesa dell'acqua nei sifoni, la difficoltà di separare
superfici perfettamente levigate a contatto, ecc. Ancora dalla
Fisica di Aristotele e, in particolare, dalle sue teorie dei
quattro elementi (fuoco, aria, acqua e terra) e dei luoghi naturali,
derivava la convinzione tradizionale che l'aria non esercitasse
alcun peso. Queste concezioni dominarono quasi incontrastate
fino a metà del secolo XVII.
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Le
arie variabili
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L'impulso
osservativo scaturito dalle esperienze barometriche, avviate
da Torricelli, che avevano evidenziato la connessione dei movimenti
del mercurio non solo con le variazioni del peso dell'aria,
ma anche con i cambiamenti di temperatura e di umidità, aprì
nuovi orizzonti per la termometria (già oggetto di riflessioni
e tentativi di misurazione da parte di Galileo) e per l'igrometria.
In queste nuove discipline vennero misurandosi con profitto
gli accademici del Cimento, che misero a punto pionieristici
strumenti di misura della temperatura e dell'umidità. I primi
apparecchi termometrici e igrometrici presentavano fogge bizzarre
ed eleganti, rispecchiando emblematicamente l'integrazione quasi
programmatica tra arte e scienza nella corte dell'età barocca.
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L'anatomia
della natura
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Oltre
che sulla barometria e sulla termometria, gli accademici condussero
sperimentazioni sistematiche su molti altri settori della filosofia
naturale. Nel corso dei dieci anni di attività del Cimento vennero
complessivamente allestite oltre 500 sessioni sperimentali su
una grande varietà di fenomeni diversi. Lo spunto per le sperimentazioni
era offerto dal suggerimento dei Principi, dalla proposta di
uno dei membri o dall'esame di testi accreditati di filosofia
naturale per sottoporne a verifica le affermazioni, attraverso
accurati processi di anatomia sperimentale.
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Il
vetro tra arte e scienza
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Il
proficuo scambio tra arte e scienza è documentato ampiamente
dalla ricca iconografia che accompagna gli straordinari vetri
medicei. Le fornaci granducali, a cominciare dalla fine del
Cinquecento, e in particolare tra 1628 e 1670, produssero vetri
di estrema complessità e di grande bellezza. Gli artisti che
progettarono e disegnarono questi delicatissimi oggetti dalla
forma bizzarra e scherzosa e dalla complessa struttura a "trionfo"
tennero conto anche delle ricerche e degli esperimenti dell'Accademia
del Cimento e fecero tesoro dei principi scientifici che si
dibattevano all'epoca. D'altro canto, gli stessi scienziati
usarono come contenitori e "attrezzi" da esperienza vasi, coppe
e bicchieri, oggetti d'uso trasformati così in materiale scientifico.
Inoltre, gli abili soffiatori, i "Gonfia" al servizio del Granduca,
anche nella esecuzione di veri e propri strumenti scientifici,
applicarono gli stessi schemi stilistici e di "gusto" barocchi
tipici dell'epoca.
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L'Accademia
del Cimento e le arti
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Se
i preziosi disegni di vetri di Stefano Della Bella testimoniano
la diretta partecipazione degli artisti all'avventura del Cimento,
il decennio di vita dell'Accademia coincide con un periodo particolarmente
vivace in campo figurativo. L'eredità lasciata dai protagonisti
della prima metà del secolo - da Jacopo Ligozzi, all'Empoli,
a Baccio del Bianco, a Cesare Dandini - così come il raffinato
collezionismo di Ferdinando II, Giovan Carlo e Leopoldo de'
Medici, hanno indicato nella natura morta un genere privilegiato.
I "quadri di fiori" eseguiti da Agnolo Gori, Bartolomeo Ligozzi
o Carlo Dolci, attraverso una costante attenzione al "naturale",
mostrano una connotazione scientifica che si lega all'approccio
sperimentale caratterizzante la proposta del Cimento e preannunciano
la straordinaria produzione di Bartolomeo Bimbi. Di valenza
più scientifica il rapporto tra Francesco Redi e il pittore
Filizio Pizzichi, che traduce e visualizza le esperienze condotte
dal medico aretino.
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