Dalla
campagna d'Italia alla prima riunione degli scienziati italiani
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Quando
l'Armata d'Italia del generale Bonaparte varcò le Alpi nella
primavera del 1796, molti matematici, tra cui Gregorio Fontana,
Lorenzo Mascheroni e Vincenzo Brunacci, aderirono con entusiasmo
al nuovo ordine. Molti parteciparono attivamente alle istituzioni
repubblicane, sia entrando a far parte dell'Istituto Nazionale,
fondato il 17 agosto 1802 a imitazione dell'analogo Institut
francese, sia direttamente negli organi amministrativi e politici.
Alla fine del Settecento, la matematica italiana si stava risollevando
dalla situazione di marginalità di quasi un secolo, e stava
riavvicinandosi alle nazioni più progredite. La restaurazione
seguita alla disgregazione degli eserciti napoleonici causò
l'emigrazione di un importante gruppo di scienziati, tra cui
Ottaviano Fabrizio Mossotti e Guglielmo Libri, che rallentò
sensibilmente il processo di crescita scientifica, ma preparò
il terreno per una rinnovata crescita quando le mutate condizioni
politiche lo avrebbero permesso.
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Dai
Congressi degli scienziati al Regno d'Italia
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Nel
trentennio che precede l'unità d'Italia, un argine alle chiusure
localistiche venne dai Congressi degli scienziati, che si tennero
con periodicità annuale dal 1839 al 1848. I congressi, a cui
parteciparono non solo scienziati italiani, ma anche importanti
rappresentanti della scienza europea, tra cui i matematici Babbage
e Jacobi, furono un'occasione per mantenere aperto il dialogo
internazionale. Il biennio 1848-49 è segnato da un forte impegno
patriottico degli scienziati. Ottaviano Fabrizio Mossotti comandò
nella battaglia di Curtatone e Montanara (29 maggio 1848), alla
quale parteciparono i suoi allievi Riccardo Felici ed Enrico
Betti, Francesco Brioschi prese parte alle Cinque Giornate di
Milano, Luigi Cremona alla difesa della Repubblica di Venezia,
Silvestro Gherardi fu deputato e sottosegretario all'Istruzione
Pubblica della Repubblica Romana (1849). Parteciparono ai moti
rivoluzionari nelle loro città, e lo pagarono con l'esilio o
con la perdita dell'impiego pubblico, Angelo Genocchi a Piacenza,
Gilberto Govi a Mantova, Giuseppe Battaglini a Napoli, Carlo
Conti a Padova.
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I
primi cinquant'anni dell'unità nazionale
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Verso
il 1850 cominciò a emergere una nuova generazione di matematici,
tra cui spiccano i nomi di Brioschi e Betti. Mossi dalla consapevolezza
che il rinnovamento poteva venire solo in ambito europeo, essi
promossero la formazione di un gruppo di matematici che avrebbero
portato la matematica italiana ai massimi livelli mai raggiunti
dai tempi di Galileo. Con Brioschi a Pavia si formarono Casorati,
Cremona e Beltrami, con Betti nella rinnovata Scuola Normale
di Pisa un gruppo numerosissimo di matematici di assoluto valore,
tra i quali primeggiano Dini e Volterra. Un terzo centro di
eccellenza è Torino, dove da un lato fioriscono gli studi di
analisi e poi di logica di Peano e della sua scuola, e dall'altro,
sotto la guida di Corrado Segre, si forma un gruppo di geometri,
Castelnuovo, Enriques, Severi, che daranno vita alla scuola
italiana di geometria algebrica. Gli anni che vanno dal 1860
al 1910 sono tra i più entusiasmanti per la matematica italiana,
che entra a pieno titolo tra le scuole d'avanguardia in Europa.
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Dalla
prima guerra mondiale alla Repubblica
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Nel
primo dopoguerra, tutte le scuole che avevano segnato la stagione
della matematica in Italia vanno perdendo di rilievo, mentre
emergono quelle di Roma e in misura minore di Bologna. Siamo
però già in una situazione discendente, che continuerà fino
al secondo dopoguerra, anche se non mancano importanti successi.
La politica culturale del fascismo accentuerà questo processo
di involuzione, emarginando progressivamente e in modo sempre
più deciso ogni voce autonoma. Vito Volterra, che rifiutò di
pronunciare il giuramento di fedeltà al regime, viene espulso
dall'Università nel 1932. Nel 1938, a seguito delle leggi sulla
difesa della razza, i professori ebrei vengono privati della
cattedra. Dopo la guerra, alla riconquistata libertà non corrisponde
una vera discontinuità con il periodo precedente. Bisognerà
attendere la promozione accademica di parte della nuova generazione
per un primo significativo rinnovamento nella comunità matematica.
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