L'occhiale
galileiano, il telescopio, come lo chiamarono i Lincei, il 'cannone-occhiale'
apparve nel fermento innovativo e di indagine del XVII secolo come uno
straordinario e potente dispositivo. Prolungamento del senso della vista,
lo strumento ottenne grande fortuna e divenne rapidamente oggetto da
collezione: anche le straordinarie raccolte medicee, conservate tra
Galleria degli Uffizi e Palazzo Pitti, se ne arricchirono.
A questo cielo mediceo "aperto" da Galileo, esplorato dagli
ottici secenteschi e rivisitato da Margherita Abbozzo, è dedicata
la mostra. Desidero ringraziare i colleghi dell'Istituto e Museo, dal
personale di segreteria a quello di sorveglianza, dal settore informatico
alla biblioteca, dai restauratori ai collaboratori, che hanno condiviso,
sostenuto e reso possibile l'iniziativa. Un grazie particolare a Giorgio
Strano che, con la sua competenza e disponibilità consuete, ha
steso i testi di questo opuscolo e collaborato alla progettazione dell'esposizione.
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