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"Nuncius"
Annali di Storia Della Scienza
2003/2 - 2003/1 |
2003/2
Anno XVIII, 2003, fasc. 2 |
Annuncio/Announcement
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pag.409 |
Articoli |
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L. ZUCCHI, Brunfels e Fuchs: l'illustrazione botanica quale ritratto della singola pianta o immagine della specie
Il saggio esamina i due più importanti erbari illustrati del Cinquecento: le Herbarum vivae eicones (1530-32) di O. Brunfels e il De historia stirpium (1542) di L. Fuchs. Poiché all'epoca non era ancora disponibile un coerente ed efficace sistema tassonomico-nomenclatorio, gli apparati iconografici dei volumi sono funzionali al riconoscimento e all' identificazione, piuttosto che alla classificazione delle piante. Tali opere cercano dunque di risolvere, con analoghe strategie di visualizzazione, problemi simili a quelli affrontati dalle attuali field guide. Le immagini di Brunfels e Fuchs esemplificano due diverse opzioni disponibili all'illustrazione naturalistica: la raffigurazione di un soggetto nella sua individualità portatrice di caratteri accidentali e la rappresentazione ‘sintetica’ di un tipo ideale, quest'ultima, in generale, dominante nella storia del sapere biologico moderno. Vengono qui analizzate le implicazioni di natura teorica delle due scelte e il rapporto fra le caratteristiche formali e stilistiche delle immagini e il contenuto conoscitivo da esse veicolato. Sono inoltre studiate le relazioni fra testo e figure nei due erbari e le motivazioni addotte a difesa e a condanna della illustrazione botanica nel Rinascimento.
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pag.411 |
G.R. Levi-Donati, Four Hundred and Twenty-Five Years Later: Egnazio Danti's Anemoscope
Nel 1577 il Padre Domenicano Egnazio Danti (1536-1586), al tempo Magister presso l'Università di Bologna, trovandosi a Perugia, sua città natale, progettò e mise in opera per il Palazzo del Governatore un anemoscopio di sua invenzione. A distanza di quattrocentoventicinque anni preziosi reperti dell'antico strumento sono stati ritrovati tra le parti di strumenti antichi del Museo civico della città di Perugia, depositati presso il Museo Archeologico Nazionale, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Umbria.
Sulla base di attento esame storico e iconografico, lo strumento rinascimentale nel suo insieme viene descritto nel presente studio. |
pag.467 |
Y. Zik, Kepler and the telescope
In the Watershed: a Biography of Johannes Kepler (New York, Anchor Books, 1960) Arthur Koestler scriveva: «Al di là dell'importanza strategica nel contesto della battaglia cosmologica, la Dissertatio cum Nuncio Sidereo non ha molto valore scientifico» (p.193). E continuava: «Keplero aveva còlto istintivamente l'aura di verità presente nel Sidereus Nuncius, e aveva assestato la questione a suo modo» (p. 194). Purtroppo gli attuali studi storici e filosofici hanno ampiamente trascurato la Dissertatio di Keplero come fonte per le ricerche metodologiche e epistemologiche di Keplero e Galilei sul telescopio.
Chiaramente, sebbene il resoconto di Keplero non fosse di tipo quantitativo né definitivo, in mancanza della legge dei seni della rifrazione, lo condusse alla conclusione che si poteva costruire un telescopio combinando due lente convesse. D'altro canto, la disposizione ottica suggerita da Keplero non ebbe diffusione pratica fino a agli anni '40 del Seicento. Per di più, anche dopo aver terminato la sua Dioptrice Keplero non riuscì a costruire un telescopio galileano funzionante. Tuttavia la riflessione di Keplero sull'ottica suggerisce di considerare alcuni aspetti nuovi. In proposito divengono importanti due momenti: quello che precede il possesso, da parte di Keplero, di un telescopio galileano e quello successivo. All'interno di questa cornice temporale può essere istruttivo seguire la discussione di Keplero per apprendere che cosa pensasse dei dispositivi dei quali erano stati realizzati molti esemplari per il commercio, e perché, anche dopo la composizione della Dioptrice, Keplero fallì nel costruire un telescopio funzionante. |
pag.481 |
E. SERGIO, Bacon, Hobbes e l'idea di «Philosophia naturalis»: due modelli di riforma della scienza
Nel pensiero filosofico inglese del XVII secolo, Bacon e Hobbes presentano due diversi modi di concepire l'architettura delle scienze e i metodi di acquisizione della conoscenza. Al centro delle differenze tra i due pensatori c'è una diversa concezione della philosophia naturalis. Intorno a questa categoria si annodano temi di ordine logico e metafisico: la definizione dello status dimostrativo della scienza; il ruolo delle matematiche «pure» nella filosofia naturale; gli scopi della philosophia prima nell'enciclopedia delle scienze; il rapporto tra fatti e teorie; le finalità pratiche della scienza.
Nella ricognizione sulle possibili influenze baconiane, una differenza emerge circa il ruolo assunto dalla ratio mathematicarum. Per Hobbes il ragionamento matematico è punto fondante della filosofia della conoscenza e della natura, mentre in Bacon ha una funzione ‘ancillare’ rispetto all'ars indicii come metodo per la scoperta di cause e forme della realtà. Il conferimento baconiano di un ruolo «ausiliario» alle matematiche non rende però il ragionamento quantitativo meno operante nelle procedure sperimentali della filosofia naturale; Bacon considera infatti il quantitativo condizione necessaria per il controllo e l'estensione operativa dell'esperimento. |
pag.515 |
F. GIUDICE, G. BONERA, Lorenzo Mascheroni e Alessandro Volta: un dialogo tra scienza e poesia
Il saggio analizza le relazioni scientifiche che intercorsero fra due delle figure più significative dell'illuminismo scientifico lombardo: l'abate Lorenzo Mascheroni, insigne matematico e poeta singolare, e Alessandro Volta, l'inventore della pila elettrica. L'attenzione è rivolta principalmente al dibattito, e alla successiva controversia che ne scaturì, sulla tesi, sostenuta da Luigi Galvani nel De viribus electricitatis in motu muscolari (1792), circa l'esistenza di un'elettricità propria degli esseri viventi. L'oggetto del presente saggio, però, non è tanto la controversia tra Galvani e Volta, quanto piuttosto il modo in cui essa fu percepita e rappresentata da Mascheroni nel celebre poemetto in versi sciolti, l' Invito a Lesbia Cidonia del 1793. Attraverso un'attenta ricostruzione del dibattito in corso a ridosso della pubblicazione dell' Invito, di cui si analizzano le significative vicende editoriali, si fa vedere come Mascheroni trasfigurò in efficaci e allusivi versi poetici i termini della controversia, senza celare tuttavia la propria simpatia per il modo in cui Volta revocava in dubbio l'interpretazione galvaniana delle esperienze sulle rane.
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pag.549 |
L. MAISON, Les observatoires italiens en 1875 un exemple pour le renouveau de l'astronomie française?
Il presente articolo tratta del viaggio in Italia intrapreso nel 1875 dall'astronomo francese Georges Rayet (1839-1906) nell'intento di visitare gli osservatori astronomici. Negli anni '70 del XIX secolo, il governo francese aveva infatti incaricato Rayet di riorganizzare le ricerche astronomiche. Le sue note e le pubblicazioni relative alle sue investigazioni ci permettono di stilare una lista degli strumenti utilizzati all'epoca in Italia. Qui cerchiamo di mostrare come il modello italiano presentato da Rayet, e basato su di un sistema decentralizzato e sulla coordinazione delle ricerche nel campo della spettroscopia, non avrebbe potuto essere applicato in Francia. La persistenza della centralizzazione e il ruolo preponderante dell'osservatorio di Meudon, che monopolizzava le ricerche nel campo dell'astrofisica, potrebbero spiegare l'impossibilità di trasferire il modello italiano. Comunque, le ragioni di questa particolarità francese, devono essere ulteriormente studiate. |
pag.577 |
Per un archivio della corrispondenza degli scienziati italiani
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M.C. MILIGHETTI, Giovan Francesco Salvemini detto Castiglione: esilio ed ascesa di un matematico
Il lavoro presenta il carteggio scientifico e familiare del matematico Giovan Francesco Salvemini (1708-1791) detto Castiglione. Oltre ad una traduzione ed edizione degli Opuscula Mathematica Philosophica et Philologica di Isaac Newton, Salvemini è autore di un commentario all' Arithmetica universalis di Newton, nonché di una serie di saggi contenuti nelle «Memorie» dell'Accademia delle Scienze di Berlino.
Fuoriuscito dall'Italia nel 1736, trascorre periodi in Svizzera, Olanda, Prussia, instaurando rapporti con Niklaus Bernoulli, Willem Jacob S'Gravesande, Jean Baptiste D'Alembert, Leonhard Euler ed alcuni intellettuali e matematici legati ai circoli newtoniani inglesi.
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pag.603 |
S. DE CAROLIS, A.A. CONTI, D. LIPPI, Un carteggio inedito tra Antonio Cocchi e Giovanni Bianchi
Giovanni Bianchi (alias Iano Planco, 1693-1775), medico, scienziato, erudito e poligrafo, rappresenta la figura più rilevante dell'ambiente culturale della Rimini del Settecento.
Nel suo palazzo riminese, fornito d'una ricca biblioteca e di una ricca ed eterogenea collezione, diede vita ad una scuola privata, in cui formò decine di discepoli.
Il carteggio oggetto del presente lavoro è la riprova di uno dei numerosi rapporti epistolari di Bianchi, e precisamente di quello col celebre medico e naturalista Antonio Cocchi detto il “Mugellano” (1695-1758).
Questo importante carteggio abbraccia un periodo definito; è noto comunque che le carte manoscritte del Bianchi sono ricchissime di ricordi e riferimenti che riguardano l'illustre collega toscano. |
pag.619 |
G. SCALVA, Un viaggio scientifico alla metà del secolo XVIII. Inventario del carteggio intorno al Viaggio in Levante di Vitaliano Donati
Il viaggio nel vicino e lontano Oriente di cui il re Carlo Emanuele III di Savoia incaricò il professor Vitaliano Donati rappresenta una delle prime e più importanti missioni scientifiche realizzate in Italia durante il Secolo dei Lumi. La Memoria Istruttiva che contiene la descrizione dei compiti da svolgere nei paesi visitati, già oggetto di un precedente capitolo su «Nuncius» è un documento di prima importanza come lo è pure il Giornale di viaggio. Ma dopo lunghe ricerche condotte negli Archivi di Corte del regno di Sardegna sono state trovate più di 450 lettere scritte dai membri della spedizione, dai loro corrispondenti locali, dalle legazioni straniere, dai ministeri coinvolti nell'impresa e da una folla di attori minori. E' ora stato portato a compimento l'inventario critico di questo corpus che rivela ben oltre i precedenti documenti ufficiali la complessità della spedizione. Anche se la missione dovette interrompersi per la morte improvvisa del Donati nel 1762 sull'Oceano Indiano, l'analisi di questi documenti, mai prima riorganizzati, mostra importanti aspetti che spesso, erroneamente, sembrano essere estranei a un'impresa scientifica. Il ruolo delle relazioni diplomatiche, gli affari personali e gli intrighi tra i membri della spedizione, le ricerche di supporti finanziari, e le difficoltà derivate dalle diverse mentalità e culture, rivelano un ‘lato oscuro’ che di solito rimane nascosto nei documenti ufficiali. Il mondo politico e diplomatico che si affacciava sul Mediterraneo appare così nei suoi coinvolgimenti e anche lo scambio epistolare che si instaurò intorno al ritorno in patria dei beni personali del Donati, raccolti dopo la sua morte dai sacerdoti della legazione Vaticana a Goa, mostra quale struttura avesse la rete di scambi economici e diplomatici attraverso il Levante e il bacino del Mediterraneo.
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pag.637 |
L. CIANCIO, Secondo contributo all'inventario del carteggio di Alberto Fortis
Si pubblica un elenco di 42 lettere di/a Alberto Fortis ad integrazione dell'inventario del carteggio pubblicato da Žarko Muljacic («Nuncius», 1990, 1, pp. 127-203) e del successivo contributo di Luca Ciancio («Nuncius», 1992, 2, pp. 141-159). Si tratta di svariate lettere singole, disperse in biblioteche e archivi europei, nonché di tre piccoli nuclei di corrispondenza conservati il primo presso il Getty Center di Santa Monica (lettere a G.B. Tondini), il secondo presso il Cornwall County Record Office di Truro, U.K. (lettere a J. Hawkins), il terzo presso l'Archivio di Stato di Napoli (lettere a Eleonora Fonseca Pimentel). Le lettere dell'epistolario Fortis sinora individuate salgono così a 1687. |
pag.691 |
Istituzioni e fonti |
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S. PELUCCHI, Histoires parallèles. Histoire de la collection de minéralogie d'Antoine Laurent Lavoisier
L'articolo descrive la collezione dei minerali di Antoine Laurent Lavoisier conservata presso il Museo di Storia Naturale Henri-Lecoq di Clermont-Ferrand. La raccolta, la cui consistenza è superiore ai 3000 pezzi, fu donata alla città nel 1837 da Léon de Chazelle e da sua moglie Jean de Sugny, nipote e erede di Madame Lavoisier. Oltre a una descrizione generale della collezione, l'articolo fornisce una trascrizione dell'indice del catalogo originale di Lavoisier. |
pag.705 |
Scientific Instrument Commission |
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Spectroscope Histories. Part II. Papers based on a workshop organised in collaboration with the IUHPS Scientific Instrument Commission with the support of the Hans-Jenemann Foundation, and hosted by the Deutsches Museum. Munich, 2001. Edited with an Introduction by C. BIGG and K. STAUBERMANN. |
pag.735 |
Ricordo |
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P. GALLUZZI, Bernard Cohen and Italy |
pag.853 |
Discussioni critiche |
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A. BALLERINI, Storia e follia |
pag.859 |
Recensioni |
pag.867 |
The IMSS Bookshelf |
pag.917 |
Indici (Anno XVIII, 2003) |
pag.921 |
inizio pagina |
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2003/1
Anno XVIII, 2003, fasc. 1
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Annuncio / Announcement |
pag.1 |
Articoli |
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M. ROSEN, Don Miniato Pitti and the Second Life of a Scientist's Tools in Cinquecento Florence
Assai stimato nel tardo Cinquecento, lo scienziato e cosmografo fiorentino Don Miniato Pitti ha lasciato un solo strumento inequivocabilmente attribuibile a lui. Un documento scoperto di recente rivela che subito dopo la sua morte, avvenuta nel 1566, Egnazio Danti, giovane cosmografo del Duca, comperò alcuni apparati e strumenti di Pitti, nonché diversi oggetti artistici.
Tali acquisti da parte di Danti, segno evidente dell'alta considerazione in cui teneva il suo predecessore, attestano anche la circolazione degli strumenti all'interno della comunità scientifica.
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pag.3 |
F. CAMEROTA, Two new attributions: a refractive dial of Guidobaldo del Monte and the «Roverino compass» of Fabrizio Mordente
In questo articolo si propongono due nuove attribuzioni riguardanti due strumenti legati dalla comune provenienza urbinate, e precisamente dalla bottega del noto costruttore di strumenti scientifici Simone Barocci.
Entrambi sono descritti da Muzio Oddi che offre la testimonianza decisiva per la loro attribuzione. Il primo è un raro orologio a rifrazione conservato al Museo di Storia della Scienza di Firenze, documentato nella collezione medicea fin dal 1574 e identificabile con quello che Oddi afferma essere stato fatto costruire ad Urbino nel 1572 da Guidobaldo del Monte. Il secondo è un compasso di proporzione conservato al Museo Correr di Venezia, in tutto corrispondente alla descrizione di un compasso che Oddi dice costruito da Simone Barocci per ordine di Fabrizio Mordente intorno al 1570. Quest'ultimo è la prima versione del noto compasso che Mordente divulgherà negli anni successivi attraverso i suoi trattati. |
pag.25 |
S. DUPRÉ, The Dioptrics of Refractive Dials in the Sixteenth Century
Questo articolo tratta di un particolare tipo di strumenti ottici, gli orologi a rifrazione costruiti nel secolo XVI, collocandoli nel contesto delle conoscenze ottiche contemporanee. Verranno affrontate in primo luogo le proprietà delle meridiane a rifrazione e la loro introduzione nel XVI secolo a opera del costruttore di strumenti tedesco Georg Hartmann. Si mostrerà poi il modo in cui questi orologi a rifrazione venivano costruiti nel '500. Attraverso l'analisi delle note di Ettore Ausonio, il presente saggio sostiene che la procedura utilizzata dai disegnatori di strumenti del XVI secolo per la realizzazione di orologi a rifrazione si fondava sulle conoscenze della rifrazione contemporanee. |
pag. 39 |
M.P. DONATO, L'onere della prova. Il Sant'Uffizio, l'atomismo e i medici romani
L'obiettivo del saggio è di contestualizzare il dibattito sul corpuscolarismo a Roma tra le tensioni politiche e religiose del tardo Seicento.
Vari documenti nell'archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede permettono di delineare le fasi dell'atteggiamento della Chiesa di Roma verso la filosofia atomista e di cogliere lo scontro interno alle varie istituzioni romane su questo punto. In questa dinamica si inserì il Congresso Medico Romano promosso da G. Bresavola e da G.M. Lancisi, un'accademia nella quale si elaborava e si diffondeva un'eclettica medicina corpuscolarista.
La moderata affermazione dei novatori fu interrotta, nel mutato clima del pontificato di Alessandro VIII, dall'interevento del Santo Uffizio. L'attacco era parte della più vasta repressione contro l'atomismo (Napoli, Firenze) ma anche contro quietismo e libertinismo d'ogni sorta.
Nonostante la crisi del 1690, i medici romani mantennero il corpuscolarismo in un ambito epistemologico rigorosamente definito. Nel quadro della scienza medica del tempo, l'interrogazione sulla natura ultima dell'atomo poté essere accantonata senza che ciò si traducesse in un abbandono del relativo modo di conoscenza e cura del corpo.
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pag. 69 |
M.T. MONTI, I lombrichi di Spallanzani. «Notomie» inedite contro i «garbugli e pasticci» dell'«argomento di analogia»
Quasi impacciato dall'enorme quantità di materiale raccolto, Spallanzani occultò interi settori del suo progetto biologico e un caso esemplare è rappresentato da venticinque quaderni di laboratorio che avrebbero dovuto costituire la base di una grande opera sulle rigenerazioni, annunciata nel 1768 e mai pubblicata. Sulle stesse carte Spallanzani annotò osservazioni anatomiche eseguite su taluni anellidi con raffinatezza metodologica e intelligenza critica pari solo alle classiche ricerche di Malpighi e Lyonnet, condotte però sui bruchi. Attraverso lo studio di tali organismi problematici s'intende al meglio quanto criticamente Spallanzani si rapportasse alle varie declinazioni del principio riconosciuto dell'uniformità di composizione della struttura animale. |
pag. 89 |
A. BANDINELLI, 1783 - Lavoisier and Laplace: Another Crucial Year. Antiphlogistic Chemistry and the Investigation on Living Beings between the Eighteenth and the Ninenteenth Centuries
Il presente saggio suggerisce una nuova interpretazione della biologia lamarckiana basata su un'analisi delle diverse immagini sul vivente fra Sette e Ottocento. In particolare, la nouvelle chimie introdusse un nuovo concetto di combustione che rovesciò il modo d'intendere il calore corporeo. Oltre a ciò è documentabile che la nouvelle chimie inaugurò una nuova epoca cambiando l'organizzazione della cosiddetta "macchina animata": il corpo vivente diventò un naturale composto costantemente soggetto a trasformazioni materiali. Grazie alla nouvelle chimie il vivente diventò un sistema naturale, ovvero un'unità regolata da due distinte leggi fisico-chimiche: il principio di conservazione del calore (1783) e il principio di conservazione della massa (1789). La convinzione che la macchina vivente fosse soggetta alla dinamica newtoniana cominciò a sgretolarsi: l'immagine di una complicata macchina morì per dar vita al nuovo concetto di sistema. Il vivente non era più un fatto riguardante la meccanica, ma diventava un discorso relativo alla fisico-chimica. |
pag.127 |
V.P. BABINI, Paola Lombroso, una donna nelle scienze dell'uomo
L'articolo ricostruisce il percorso intellettuale di Paola Lombroso e il ruolo svolto nello sviluppo e nella diffusione della psicologia dell'infanzia in Italia. In un momento in cui la psicologia scientifica è in via di decollo e lo studio della psiche infantile è concentrato sulle forme patologiche, Paola Lombroso rappresenta nel panorama editoriale italiano una voce originale e stimata. Introdotta dal padre Cesare, che riconosce legittimità scientifica a un approccio descrittivo della psicologia, la Lombroso matura nei suoi scritti una progressiva distanza dall'antropologia lombrosiana. Autodidatta, autrice prolifica, seguita dal grande pubblico, e tradotta all'estero, Paola Lombroso, pur non ricoprendo un ruolo di primo piano nella ricerca e nelle istituzioni, diede un apporto considerevole alla diffusione della psicologia. La ricostruzione del suo percorso contribuisce a chiarire il contesto italiano delle scienze dell'uomo di quegli anni, in cui esponenti femminili ottennero visibilità e notorietà grazie anche all'importanza attribuita alla divulgazione scientifica nella promozione delle conoscenze e nel processo di formazione di un popolo.
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pag.141 |
A. MINELLI, L'omologia rivisitata
Molte differenti nozioni di omologia sono state proposte negli ultimi due secoli, da quelle che facevano riferimento ad archetipi strutturali ideali fino agli attuali concetti basati sulla derivazione da un antenato comune o sulla dipendenza da comuni sequenze di eventi di sviluppo, o da una comune base genetica o, più genericamente, informazionale. Si è spesso affermato che particolari caratteri anatomici, come gli schemi di innervazione, oppure i pattern spaziali di espressione di geni apparentemente coinvolti in eventi critici dello sviluppo, come i geni Hox, fornirebbero indizi particolarmente probanti dei possibili rapporti di omologia; tuttavia, l'attendibilità di questi indizi è stata di certo sovrastimata e la loro utilizzazione è piena di incertezze. I recenti progressi nel campo della morfologia comparata e, soprattutto, della biologia evoluzionistica dello sviluppo suggeriscono con crescente forza la necessità di abbandonare la tradizionale nozione" tutto o nulla" di omologia, in favore di una nozione più flessibile, fattoriale o combinatoria. Seguendo questa strada diventa possibile riunire in un'unica ampia visione comparativa, che tenga conto sia della filogenesi che della biologia dello sviluppo, nozioni disparate come quelle di omologia posizionale e omologia speciale, omologia seriale e omologia seriale temporale. A questo punto, però, si rende necessario accompagnare ogni discorso sull'omologia con un'adeguata specificazione del contesto in cui la comparazione viene effettuata e dei criteri utilizzati nella comparazione stessa. Resterà da vedere, nel prossimo futuro, fino a quando l'antico concetto di omologia, oggi punto di incontro di tante e disparate nozioni, conserverà un'effettiva utilità nell'ambito della biologia comparata. |
pag.167 |
Per un Archivio della corrispondenza degli scienziati italiani |
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A. MESCHIARI, Corrispondenza di Giovanni Battista Amici con William Henry Fox Talbot
William Henry Fox Talbot, pioniere della fotografia e scopritore del metodo negativo-positivo, fu in corrispondenza con Giovanni Battista Amici, con fasi alterne, dal 1822 al 1844. Le sue lettere originali e le minute di Amici, conservate presso la Biblioteca Estense di Modena, vengono pubblicate qui per la prima volta integralmente. |
pag. 201 |
Istituzioni e fonti |
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C. BINO, Macchine e teatro. Il cantiere di Bernardo Buontalenti agli Uffizi
L'articolo propone una ridiscussione del metodo di lavoro di Bernardo Buontalenti (ingegnere di corte presso la corte medicea sotto il granducato di Cosimo I e del figlio Francesco I), figura decisiva per la storia del teatro, vista la sua capacità di riassumere e innovare una tradizione, riusando un sapere scenotecnico preesistente, interpretandolo in modo originale e "inventando" un mestiere. L'analisi del Memoriale di Gerolamo Seriacopi, Provveditore di Castello, attestante i lavori di apparatura del teatro degli Uffizi per le nozze di Ferdinando I de' Medici con Cristina di Lorena (1589), consente di ricostruire le dinamiche del cantiere buontalentiano, al fine di indurre dalla pratica del lavoro qualche indizio circa la struttura delle macchine sceniche. Questo metodo di analisi consente di avanzare due ipotesi: da una parte, che la macchineria buontalentiana fosse costruita secondo le regole della tradizione fiorentina, in parte diversa da quella pesarese che sostanzia il trattato di Sabbatini e che la critica aveva considerato pietra di paragone principale; dall'altra che il riuso in campo scenotecnico di un sapere artigianale determini un percorso di specializzazione, che andrà compiendosi nel corso del secolo XVII.
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pag.249 |
S.E. CARNEMOLLA, Pedro Nunes, matematico e cosmografico portoghese del XVI secolo, e la sua Defesa do Tratado da Rumação do globo para a arte de navegar
Il presente articolo racchiude la edizione di un antico manoscritto portoghese (Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze), senza titolo, né data, noto come Defensão do Tratado da Rumação do Globo para a Arte de Navegar.
Un tempo appartenuto a Cosimo III de' Medici, che a sua volta lo aveva ricevuto in dono dal cosmografo e engenheiro-mor portoghese Luìs Serrão Pimentel, esso racchiude uno scritto del matematico e cosmografo portoghese Pedro Nunes a difesa, e a seguito delle critiche rivoltegli, delle sue teorie sulle linhas de rumo e, nella fattispecie, di quella legata alla rappresentazione della curva lossodromica sulla sfera, dopo che il medesimo aveva provato come una nave che navigasse alla bussola secondo un angolo di prora costante descrivesse non già un arco di circolo massimo, come allora si riteneva, quanto una curva intersecante tutti i meridiani sotto uno stesso angolo.
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pag.269 |
Ricordo |
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D. BERTOLONI MELI, Maurizio Mamiani as Newton Scholar |
pag.319 |
S. CAROTI, Pierre Souffrin |
pag.327 |
Discussioni critiche |
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D. RAYNAUD, Linear perspective in Masaccio's Trinity fresco: demonstration or self-persuasion? |
pag.331 |
G. FERRARI, Letters in the Earth Sciences: their historic value and present-day scientific relevance |
pag.345 |
Recensioni |
pag.355 |
The IMSS bookshelf |
pag.401 |
inizio pagina |
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