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La mostra |
La mostra itinerante Homo Faber fu esposta in musei internazionali (Italia, Stati Uniti, Germania, Spagna, Giappone, Francia, Regno Unito), in 2001–2002. Questa versione "on-line" dell'esposizione presenta una selezione degli oggetti originali, documenti artistici e modelli funzionanti
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Allestimento |
La particolarità di questa mostra archeologica, in cui un'approfondita conoscenza storica del mondo antico si unisce ad una rigorosa ricostruzione scientifica, ci ha portato a progettare un'allestimento dove i reperti non sono isolati dal contesto in cui sono nati ma diventano il "pretesto" per "raccontare" la vita a Pompei in quel determinato periodo, riunificando così un patrimonio di conoscenze estremamente frammentate.
L'idea forte del progetto è stata un'interpretazione schematica dello scavo archeologico: dalla cenere riemerge il reperto e tutta la città. Dalla cenere riemerge la vita della città.
Esistono, quindi, due livelli o "strati" di allestimento che alludono ad una stratificazione dello scavo archeologico: il primo 'mostra' gli oggetti o reperti, 'riemersi' dalla scavo, su supporti orizzontali e verticali color cenere, il secondo fa "ricomparire", con l'ausilio di grandi ricostruzioni fotografiche a colori e annessi video, Pompei: oltre il grigio cenere rinasce il colore della vita di Pompei.
Questo dialogo interno-esterno e questi cambi di scala continui (dal reperto agli ingrandimenti fotografici sino alle immagini in movimento dei video) cercano di proiettare il visitatore nella realtà di Pompei facendola sentire come una cosa viva. Homo Faber non "mostra" soltanto oggetti o situazioni, ma cerca di far capire cosa abbia significato vivere sotto il Vesuvio. (Arch. S. Gris)
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Intervista |
Intervista al Soprintendente archeologo di Pompei Prof. Pier Giovanni Guzzo
Pompei, febbraio 1999 (realizzazione tecnica Humberto Serra, Roma) |
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Perché è stato scelto questo argomento per la mostra? |
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Perché la scienza, la tecnica e l'osservazione della natura nel mondo antico offrono un campo pieno di possibilità, di risultati e di acquisizioni su almeno due livelli fondamentali: il primo, specifico della storia della scienza e della storia della cultura generale; l'altro, relativo alle applicazioni nella vita quotidiana.
Questi due campi, diversi e separati, ma strettamente collegati, aumentano lo spessore della nostra conoscenza generale sul mondo antico e permettono di riflettere sull'organizzazione della vita civile. |
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Quale tipo di documenti e di testimonianze vengono esposti in mostra? |
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Pompei, come tutti quanti sanno, presenta una situazione essenziale e importantissima per lo studio dell'antichità, quella cioè di mostrarci le condizioni di vita e l'insieme del contesto quotidiano improvvisamente arrestatosi nella notte tra il 24 e il 25 agosto del 79 d.C., quando l'eruzione del Vesuvio seppellì sotto cinque metri di lapilli e di ceneri consolidate la vita che si svolgeva in questa piccola città della costa campana.
La fine improvvisa e la completa sepoltura della città con tutti i suoi arredi, i suoi abitanti e i suoi processi operativi in corso ha conservato un patrimonio di conoscenze, che stiamo esplorando da due secoli e mezzo.
Dal 1748 a oggi, le continue campagne di scavo hanno portato alla luce nuovi elementi di conoscenza e una sempre più vasta documentazione. Accanto ai monumenti artistici che sono - credo - noti a tutti (gli affreschi, le statue, gli utensili in metallo e in altri materiali), il blocco della vita ci ha conservato cose molto meno note: per esempio, l'erba tagliata il giorno prima dell'eruzione, i cibi, gli animali e tante altre cose che nelle altre zone archeologiche non si sono conservate, perché la vita è continuata e ha consumato i materiali precedenti. Pompei, quindi, insieme a Ercolano, Oplontis, Stabia, permette un ampliamento del campo di conoscenza verso settori, verso domini, che in altri luoghi del mondo antico non sono possibili.
Questo sviluppo delle conoscenze è particolarmente rilevante proprio in quei settori che si riferiscono al modo di vivere quotidiano e, quindi, alle risultanze pratiche delle conoscenze scientifiche degli antichi, grazie alle quali si potevano coltivare i campi, costruire, utilizzare macchine e altri meccanismi per facilitare la vita quotidiana, per tessere, per creare cosmetici, per produrre materiali di consumo. |
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Qual è il significato della mostra "Homo Faber"? |
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Lo stimolo è stato offerto dalla coscienza dell'importanza di capire come questo insieme di conoscenze si è costituito e l'uso che oggi se ne può fare.
Le conoscenze che sono alla base della mostra "Homo Faber" sono state costruite attraverso numerosi anni di ricerche, che sono state condotte all'interno dell'attività più generale della Soprintendenza Archeologica di Pompei, grazie alla collaborazione di numerosi gruppi di ricerca che provengono dalle università e dai centri di ricerca più importanti del mondo. Abbiamo qui un esempio eloquente di come la collaborazione internazionale sul piano scientifico possa portare incrementi e avanzamenti della conoscenza in generale. Questa può sembrare una espressione vuota di significato. In realtà, saranno i risultati presentati nella mostra, che ci auguriamo saranno ammirati da un gran numero di visitatori, a riempire di contenuti concreti questa affermazione.
L'Italia e le Soprintendenze archeologiche del Ministero sono i depositari, i responsabili di un enormemente esteso patrimonio relativo al mondo antico, ma questo patrimonio non appartiene evidentemente solamente all'Italia, né tantomeno solamente alle strutture pubbliche che ne curano l'amministrazione e la gestione. Lo sforzo, la linea di azione che deve essere sempre maggiormente ampliata è quella di fare in modo che la conservazione di questo patrimonio ispiri iniziative efficaci perché possa essere sempre meglio conosciuto, conferendogli così un significato attivo nel contesto contemporaneo. |
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Che novità presenta "Homo Faber"? |
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Siamo ormai abituati ad allestire e visitare mostre e musei nei quali sono presentate la produzione storico-artistica oppure quella antiquaria, mostre e musei nei quali si succedono affreschi, statue, vasi istoriati, ecc., ammirati come valori in sé.
In "Homo Faber" la scelta è stata diversa. In questo caso i materiali archeologici sono di supporto all'intento forte della mostra, che è appunto quello di dimostrare come l'osservazione della natura, la scienza e la tecnica si sviluppassero e si materializzassero nel mondo antico. Ci auguriamo che questo possa servire ad ampliare lo spessore della riflessione che ogni visitatore di un sito archeologico dovrebbe compiere. Questa nuova impostazione dovrebbe aiutarci anche a vedere in maniera tangibile il concetto forse più difficile che deve assimilare il visitatore di un sito archeologico, cioè quello dello spessore e della dimensione del tempo che ci separa, ma in una certa qual maniera costituisce anche la continuità fra il passato e il presente.
Sicuramente nel mondo contemporaneo, nel quale la tecnologia e la tecnica sono così presenti nella vita quotidiana, il poter comparare le differenze tra le tecnologie usate oggi e quelle usate duemila anni fa, facilita la comprensione di questa distanza temporale. Nel contempo, possiamo osservare come molte delle leggi fisiche che garantiscono il funzionamento delle tecniche attuali erano già note duemila anni fa.
Ecco dunque qui, tangibilmente osservabile, lo stacco e la continuità che costituiscono la carne e il sangue della storia. Ed è solamente attraverso la critica e la conoscenza della storia che l'uomo moderno è veramente attuale, e non una foglia caduca in un tempo indefinito. Ma il tempo è un carattere essenziale dell'uomo, dell'uomo in quanto essere pensante, perché illumina le radici del nostro passato, quelle radici che ci indicano il senso del presente e il cammino verso il futuro. |
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