Esperienze sul
vuoto.
Otto von Guericke, Experimenta Nova (ut vocantur) Magdeburgica
De Vacuo Spatio, Amsterdam 1672
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In una lettera del 1630,
il patrizio genovese Giovan Battista Baliani
interpellò Galileo sulle ragioni per cui
l'acqua non saliva nel sifone che aveva costruito per addurre acqua
scavalcando una collina di circa 21 m di altezza.
Nella sua risposta Galileo sostenne che l'orrore del vuoto da parte
della natura non costituiva una ripugnanza e non era invincibile,
al contrario, essa poteva essere superata con una forza adeguata.
Galileo aveva infatti accertato che la forza del vuoto era tale da
consentire il sollevamento di una colonna d'acqua, mediante una pompa,
fino all'altezza massima di 18 braccia (circa 11 metri). Oltre quel
limite la forza del vuoto non era sufficiente e la colonna d'acqua
si spezzava. Per questo, secondo Galileo, il sifone costruito da Baliani
non poteva funzionare.
Anche se ignorava la funzione determinante del peso dell'aria, l'interpretazione
galileiana del vuoto contribuì a rimettere in moto la sperimentazione
e, soprattutto, fece cadere la convinzione nell'assoluta impossibilità
di generare il vuoto in natura.
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