Thomas
Hobbes.
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Nato a Malmesbury, nel
Wiltshire, fin dalla gioventù viaggiò a lungo in molti paesi europei,
entrando in contatto con numerosi studiosi del continente, tra cui
Galileo - cui fece visita nell'esilio di Arcetri - e Mersenne. In
patria, Hobbes partecipò attivamente alle lotte politiche che allora
travagliavano l'Inghilterra. Tenace sostenitore del re, fu costretto,
nel 1640, a riparare in Francia, rimanendovi fino al 1651. Dopo la
restaurazione, godette della protezione di Carlo II, di cui era stato
insegnante di matematica, e, pur occasionalmente coinvolto in dispute
e controversie di varia natura, poté dedicarsi interamente al lavoro
intellettuale.
Tra i più importanti filosofi dell'età moderna, Hobbes ha fornito
contributi di grande rilievo soprattutto nel campo della teoria politica
- in cui enunciò una originale e drastica concezione assolutistica
del potere statale - della logica e della filosofia della natura.
In generale, tutto il suo pensiero è dominato da una rigida impostazione
meccanicistica. In base a questa prospettiva, in ogni dominio di ricerca,
è necessario privilegiare l'individuazione di leggi simili a quelle
enucleate, in forma rigorosamente matematica, da Galileo nell'ambito
della scienza meccanica. In tal senso, le categorie fondamentali cui,
secondo Hobbes, l'analisi della realtà, in ogni suo aspetto, pone
capo, sono rappresentate dalle nozioni di corpo e di movimento,
inteso, quest'ultimo, nei termini di una relazione matematica costruita
deduttivamente ed esprimente il principio formale di organizzazione
del fenomeno indagato.
La propensione all'indagine analitica e formale condusse Hobbes a
maturare un atteggiamento critico nei confronti dello sperimentalismo.
In quest'ottica, nel 1661, egli compose il Dialogus physicus de
natura aeris, un breve ma pungente attacco contro gli esperimenti
di pneumatica condotti da Robert Boyle. Non sorprende, dunque, che,
a dispetto della fama e del prestigio acquisiti, Hobbes fu escluso
dalla nascente Royal Society, di cui, peraltro, egli ebbe un'opinione
tuttaltro che positiva, fino a dichiarare - probabilmente con un pizzico
di malcelato risentimento - di ritenersi fortunato per non esser stato
chiamato a farne parte.
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