Paolo Casati, Vacuum
proscriptum disputatio physica, Genova 1649, frontespizio
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Nativo di Piacenza da famiglia
di origine milanese, nel 1634 entrò nella Compagnia di Gesù. Terminati
gli studi di matematica e teologia, si trasferì a Roma, dove ebbe
l'incarico di professore al Collegio Romano, l'università dei gesuiti.
Dopo aver insegnato filosofia e teologia, assunse, in virtù della
sua notevole competenza scientifica, la cattedra di matematica. Nel
1651 fu inviato in missione a Stoccolma allo scopo di sondare la ventilata
intenzione di Cristina di Svezia di aderire al cattolicesimo. Tornato
in patria, riprese l'insegnamento a Roma, trasferendosi poi, nel 1677,
a Parma, dove rimase fino alla morte. Casati è autore di numerose
opere di fisica, matematica e astronomia. In quest'ultimo campo, ha
una certa rilevanza la Terra machinis mota (1658), in
cui è messo in scena un dialogo tra Galileo, Guldin e Mersenne su
svariati problemi di cosmologia, geografia astronomica e di geodesia.
Nella dissertazione Vacuum proscriptum, pubblicata a Genova
nel 1649, il gesuita piacentino assunse una netta posizione anti-vacuista,
affermando, sulla scorta di un'esperienza di stampo barometrico attuata
mediante un tubo ripieno di mercurio, che in natura il vuoto non esiste.
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