Pompa pneumatica
di Otto von Guericke.
Otto von Guericke, Experimenta Nova (ut vocantur) Magdeburgica
De Vacuo Spatio, Amsterdam 1672
Pompa pneumatica
di Boyle.
Robert Boyle,
New Experiments Physico-Mechanicall, Touching the Spring of the
Air and its Effects, Oxford 1660
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Le teorie
aristoteliche del vuoto e degli elementi cominciarono ad essere
sempre più vivacemente discusse e contestate a partire dalla metà
del secolo XVI. In questo processo venne assumendo sempre maggiore
rilievo la rinascita dell'atomismo, che riproponeva come centrale
ed essenziale la dottrina dell'esistenza del vuoto. D'altra parte,
lo sviluppo delle attività sperimentali contribuì a rimettere al centro
del dibattito la questione del peso dell'aria.
Nel 1630 un notevole sperimentatore, Jean Rey,
interpretò l'aumento di peso osservato nello stagno calcinato come
causato dall'assorbimento di aria da parte del metallo durante il
processo di calcinazione.
La pressione dell'aria restò sostanzialmente incompresa fino all'inizio
del Seicento, nonostante qualche intuizione da parte di alcuni autori
medievali.
Tra i primi a proporre idee innovative sul vuoto e sulla pressione
dell'aria fu l'olandese Isaac Beeckman.
Egli ammise, infatti, l'esistenza del vuoto e riconobbe che l'aria
preme in ogni direzione. Egli fu anche tra i primi a introdurre il
concetto di elasticità dell'aria. Beeckman comunicò queste sue idee
innovative a Cartesio, che negava risolutamente
il vuoto, sviluppando col grande filosofo francese una vivace e interessante
discussione. Negli anni centrali del Seicento, nel cuore della Rivoluzione
Scientifica, il dibattito sul vuoto e sulla pressione atmosferica
rappresentò uno dei punti nodali delle discussioni sulla costituzione
della materia e sulla natura dell'universo. Con quei delicati concetti
si misurarono Galileo e Cartesio, Gassendi
e Hobbes, Pascal
e Newton.
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